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M. ABAZAJ Rexhino MAH D1 229 écrou n° 1033475/ Centre Pénitentiaire de Fresnes, Allée des Thuyas, 94260 Fresnes (France)
Free Gino
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TATTO FESTIVAL 🐉
DANS LA RUE X BORGATA GORDIANI
📆25-26 GENNAIO
AL BRANCALEONE
SOSTIENI LO SPORT POPOLARE 🍻⚽️🥅
https://www.produzionidalbasso.com/project/un-sogno-per-la-borgata-un-campo-da-far-rivivere-insieme/
MORE INFO COMING SOON
STAY TUNED!
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Dans la rue
Video
DALLA STRADA, PER LA STRADA, NELLA STRADA...DA 15 ANNI!
14.06.2025
L’anno che verrà sarò un anno speciale. Nel 2025 festeggeremo i 15 anni di Dans la Rue.
Era il 2010 quando organizzammo la nostra prima jam: un block party nella periferia est di Roma. Infatti, nel giugno di quell’anno facemmo una scommessa: organizzare una murata libera di graffiti, senza gerarchie, special guests e competizioni. Una festa hiphop do it yourself, in un piazzale di periferia, a Piazza Pino Pascali, appunto. Tutto questo succedeva in contemporanea ad un evento chiamato "Contest internazionale di graffiti", organizzato dai fascisti di Casapound. Invitammo tutta la scena hiphop romana, e non solo, a disertare questo evento e a venire alla nostra festa. Riuscimmo così a sabotare il tentativo dei fascisti di appropriarsi della cultura hiphop, chiedendo a rappers, writers, djs e breakers di prendere posizione, in difesa di questa cultura e delle sue origini, per difendere l’hiphop come “voce di chi non ha voce”, come voce dei ghetti delle grandi metropoli. La jam del 2010 fu un autentico successo e da allora il Dans la rue rappresenta un punto di riferimento per tutti quelli che pensano che la scena hiphop non possa essere un burattino nelle mani dei fascisti. Dans la rue - block party: una festa di quartiere in cui ognuno porta il suo contributo, il suo sapere e lo condivide. Nessuno scopo di lucro, solo la voglia di stare insieme.
Dans la rue, letteralmente "per la strada" o "nella strada" è ciò che siamo ancora oggi, un gruppo di ragazzi e ragazze intimamente legati al mondo del writing con storie e biografie molto diverse, ma che in comune condivide la passione per i graffiti, come modo di esplorare gli angoli dimenticati della metropoli e lasciare tracce al nostro passaggio, un modo per esprimere e condividere ciò che pensiamo sui muri della nostra città.
I graffiti, per la loro attitudine contro la proprietà privata, per la loro capacità di dare voce a chi il sistema vorrebbe zittire, per la loro gratuità come arte di tutti e per tutti nella società dei consumi sono per noi un’azione politica di per sè. Non è un caso che la loro storia nasca dalle comunità afroamericane ghettizzate nella società americana, forse all’epoca la più consumistica del globo. Quei ragazzi che negli anni 70 a New York hanno deciso di riprendersi un pezzetto del mondo che gli era stato negato, hanno dato l’esempio alle generazioni a venire che, ai quattro angoli del mondo, hanno cominciato a scrivere ovunque. A niente sono serviti anni di repressione, politiche del decoro o tentavi di commercializzazione dentro l’etichetta della “Street art”, i graffiti hanno mantenuto il loro carattere ribelle e non hanno nessuna intenzione di smettere.
Per questo ci siamo avvicinati al mondo dei graffiti: per il loro carattere autonomo e antiautoritario che resiste a ogni etichetta. Proprio per questo carattere il tentativo dei fascisti è fallito alla prima edizione, mentre noi dopo 15 anni siamo ancora qua. Chi si fa promulgatore di ordine e disciplina, chi fomenta le guerre fra poveri e le politiche d’odio contro le minoranze non ha mai avuto spazio in questa cultura, e mai lo potrà avere. Al contrario, i graffiti per noi sono uno dei tanti strumenti di sabotaggio contro la società. Per questo sono lo strumento che preferiamo per far sentire la nostra voce, per propagandare le lotte che viviamo, per saldare le alleanze tra quelle comunità che resistono al presente in varie forme e a varie latitudini.
Una comunità che si organizza con chi ha attorno per vivere un presente migliore non è poi così distante da una crew di writers. L’amicizia, la solidarietà e il rifiuto di una vita imposta sono le basi per iniziare a lottare insieme. Questo abbiamo fatto per 15 anni e questo intendiamo fare per gli anni a venire.
Non vediamo l’ora di festeggiare questo compleanno insieme a chi ci ha accompagnato in questi anni, a chi abbiamo conosciuto e a chi ancora non ci conosce. Non preoccupatevi, ci faremo sentire. Per il momento, ricordatevi questa data: 14 GIUGNO 2025.
14.06.2025
L’anno che verrà sarò un anno speciale. Nel 2025 festeggeremo i 15 anni di Dans la Rue.
Era il 2010 quando organizzammo la nostra prima jam: un block party nella periferia est di Roma. Infatti, nel giugno di quell’anno facemmo una scommessa: organizzare una murata libera di graffiti, senza gerarchie, special guests e competizioni. Una festa hiphop do it yourself, in un piazzale di periferia, a Piazza Pino Pascali, appunto. Tutto questo succedeva in contemporanea ad un evento chiamato "Contest internazionale di graffiti", organizzato dai fascisti di Casapound. Invitammo tutta la scena hiphop romana, e non solo, a disertare questo evento e a venire alla nostra festa. Riuscimmo così a sabotare il tentativo dei fascisti di appropriarsi della cultura hiphop, chiedendo a rappers, writers, djs e breakers di prendere posizione, in difesa di questa cultura e delle sue origini, per difendere l’hiphop come “voce di chi non ha voce”, come voce dei ghetti delle grandi metropoli. La jam del 2010 fu un autentico successo e da allora il Dans la rue rappresenta un punto di riferimento per tutti quelli che pensano che la scena hiphop non possa essere un burattino nelle mani dei fascisti. Dans la rue - block party: una festa di quartiere in cui ognuno porta il suo contributo, il suo sapere e lo condivide. Nessuno scopo di lucro, solo la voglia di stare insieme.
Dans la rue, letteralmente "per la strada" o "nella strada" è ciò che siamo ancora oggi, un gruppo di ragazzi e ragazze intimamente legati al mondo del writing con storie e biografie molto diverse, ma che in comune condivide la passione per i graffiti, come modo di esplorare gli angoli dimenticati della metropoli e lasciare tracce al nostro passaggio, un modo per esprimere e condividere ciò che pensiamo sui muri della nostra città.
I graffiti, per la loro attitudine contro la proprietà privata, per la loro capacità di dare voce a chi il sistema vorrebbe zittire, per la loro gratuità come arte di tutti e per tutti nella società dei consumi sono per noi un’azione politica di per sè. Non è un caso che la loro storia nasca dalle comunità afroamericane ghettizzate nella società americana, forse all’epoca la più consumistica del globo. Quei ragazzi che negli anni 70 a New York hanno deciso di riprendersi un pezzetto del mondo che gli era stato negato, hanno dato l’esempio alle generazioni a venire che, ai quattro angoli del mondo, hanno cominciato a scrivere ovunque. A niente sono serviti anni di repressione, politiche del decoro o tentavi di commercializzazione dentro l’etichetta della “Street art”, i graffiti hanno mantenuto il loro carattere ribelle e non hanno nessuna intenzione di smettere.
Per questo ci siamo avvicinati al mondo dei graffiti: per il loro carattere autonomo e antiautoritario che resiste a ogni etichetta. Proprio per questo carattere il tentativo dei fascisti è fallito alla prima edizione, mentre noi dopo 15 anni siamo ancora qua. Chi si fa promulgatore di ordine e disciplina, chi fomenta le guerre fra poveri e le politiche d’odio contro le minoranze non ha mai avuto spazio in questa cultura, e mai lo potrà avere. Al contrario, i graffiti per noi sono uno dei tanti strumenti di sabotaggio contro la società. Per questo sono lo strumento che preferiamo per far sentire la nostra voce, per propagandare le lotte che viviamo, per saldare le alleanze tra quelle comunità che resistono al presente in varie forme e a varie latitudini.
Una comunità che si organizza con chi ha attorno per vivere un presente migliore non è poi così distante da una crew di writers. L’amicizia, la solidarietà e il rifiuto di una vita imposta sono le basi per iniziare a lottare insieme. Questo abbiamo fatto per 15 anni e questo intendiamo fare per gli anni a venire.
Non vediamo l’ora di festeggiare questo compleanno insieme a chi ci ha accompagnato in questi anni, a chi abbiamo conosciuto e a chi ancora non ci conosce. Non preoccupatevi, ci faremo sentire. Per il momento, ricordatevi questa data: 14 GIUGNO 2025.
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✍️Borgata Gordiani e Dans la Rue presentano Tattoo Fest 25!
📆25 e 26 gennaio 25
📍C.S.A. Brancaleone - Via Levanna 11
https://www.instagram.com/p/DEFc7XHtK27/?igsh=MWpnOGJkamlmZWk5eQ==
📆25 e 26 gennaio 25
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🕊️ODIO IL CARCERE
📆31 dicembre ore 10 al pratone di rebibbia
https://www.instagram.com/reel/DEKO5MttZKY/?igsh=MXdwenE4cmZmb3IyMQ==
📆31 dicembre ore 10 al pratone di rebibbia
https://www.instagram.com/reel/DEKO5MttZKY/?igsh=MXdwenE4cmZmb3IyMQ==
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Dans la rue
🕊️ODIO IL CARCERE 📆31 dicembre ore 10 al pratone di rebibbia https://www.instagram.com/reel/DEKO5MttZKY/?igsh=MXdwenE4cmZmb3IyMQ==
CONTRO IL CARCERE E LA SOCIETÀ CHE NE HA BISOGNO
Nel 2024 si sono tolte la vita 88 persone detenute. Mai si era registrato un numero così alto. Superando addirittura il tragico primato del 2022 che - con 84 casi - era stato l'anno con più suicidi in carcere di sempre.
A questo numero vanno aggiunte ad oggi le 156 vittime per malattia, per overdose, per omicidio e per cause "da accertare".
Ci sono poi le vittime invisibili dei CPR, veri e propri lager di stato, di cui a malapena si conoscono i nomi e le storie.
Come se non bastasse, assistiamo a un inasprimento delle pene a carico dei minori imposto dal "decreto Caivano" divenuto legge nel novembre 2023.
Di carcere si continua a morire. Come di carcere si continua a “vivere”: subendo frequentemente le violenze e gli abusi della polizia penitenziaria, in edifici fatiscenti, sovrappopolati e a rischio crollo, gelidi d’inverno e asfissianti d’estate; inospitali ed in condizioni igieniche pessime, con assistenza medica e cure sanitarie critiche o addirittura assenti.
Di fronte a questa situazione, l'attuale governo continua a imporre un modello securitario, teso a garantire una "sicurezza" repressiva attraverso l'istituzione di nuovi reati, aumentando gli anni di pena, facendo così crescere ulteriormente di anno in anno il numero dei detenuti. In più, il DDL "Sicurezza" ha introdotto tra gli altri il nuovo reato di “rivolta penitenziaria”, secondo il quale verrà punito - con pene fino a 5 anni - chiunque protesti anche in forme di resistenza passiva o non violenta all'interno degli istituti di reclusione. Dall’altro lato però, gli agenti penitenziari responsabili delle torture all’interno delle carceri vengono puntualmente assolti o graziati dalla legge, come nel caso di Santa Maria Capua Vetere.
Lo stesso DDL-1660, inoltre, agevola la detenzione per madri incinte e con figli minori di un anno.
Perché di carcere non si muoia più, ma neanche si viva, ci vediamo il 31 dicembre 2024 alle ore 10,00 al pratone di Rebibbia, per portare la voce di chi è detenuto al di fuori e un po’ del nostro affetto e del nostro calore a chi è dentro quelle mura.
Nel 2024 si sono tolte la vita 88 persone detenute. Mai si era registrato un numero così alto. Superando addirittura il tragico primato del 2022 che - con 84 casi - era stato l'anno con più suicidi in carcere di sempre.
A questo numero vanno aggiunte ad oggi le 156 vittime per malattia, per overdose, per omicidio e per cause "da accertare".
Ci sono poi le vittime invisibili dei CPR, veri e propri lager di stato, di cui a malapena si conoscono i nomi e le storie.
Come se non bastasse, assistiamo a un inasprimento delle pene a carico dei minori imposto dal "decreto Caivano" divenuto legge nel novembre 2023.
Di carcere si continua a morire. Come di carcere si continua a “vivere”: subendo frequentemente le violenze e gli abusi della polizia penitenziaria, in edifici fatiscenti, sovrappopolati e a rischio crollo, gelidi d’inverno e asfissianti d’estate; inospitali ed in condizioni igieniche pessime, con assistenza medica e cure sanitarie critiche o addirittura assenti.
Di fronte a questa situazione, l'attuale governo continua a imporre un modello securitario, teso a garantire una "sicurezza" repressiva attraverso l'istituzione di nuovi reati, aumentando gli anni di pena, facendo così crescere ulteriormente di anno in anno il numero dei detenuti. In più, il DDL "Sicurezza" ha introdotto tra gli altri il nuovo reato di “rivolta penitenziaria”, secondo il quale verrà punito - con pene fino a 5 anni - chiunque protesti anche in forme di resistenza passiva o non violenta all'interno degli istituti di reclusione. Dall’altro lato però, gli agenti penitenziari responsabili delle torture all’interno delle carceri vengono puntualmente assolti o graziati dalla legge, come nel caso di Santa Maria Capua Vetere.
Lo stesso DDL-1660, inoltre, agevola la detenzione per madri incinte e con figli minori di un anno.
Perché di carcere non si muoia più, ma neanche si viva, ci vediamo il 31 dicembre 2024 alle ore 10,00 al pratone di Rebibbia, per portare la voce di chi è detenuto al di fuori e un po’ del nostro affetto e del nostro calore a chi è dentro quelle mura.
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