Buongiorno,
abbiamo deciso di creare questo canale per parlare di ogni tipo di discriminazione.
In questo canale verranno condivisi articoli, immagini, news, video, informazioni attuali e passate, eventi e situazioni che meritano di essere conosciute.
Condivideremo anche ciò che voi condividerete con noi tramite il bot (@Feministgrlpwrbot).
Grazie alla collaborazione con FEMINIST GIRL POWER utilizzeremo il bot insieme e, secondo cosa ci verrà inviato, smisteremo il materiale nei vari canali.
Il profilo instagram sarà lo stesso per entrambi i canali. (https://instagram.com/t.me_feministgrlpwr?igshid=11jgb5gzytgfj)
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Vincenzo Tedesco, noto youtuber e tiktoker, lavora da Sephora da 4 anni e ha raccontato tramite i social un episodio accaduto sul posto di lavoro.
Grugliasco, Torino.
Una donna sviene in strada, forse per il caldo.
Il primo a soccorrerla è Marco (nome di fantasia), 15 anni, madre italiana e padre senegalese, i dreadlocks in testa e un grande cuore. Marco la afferra al volo, le tira su le gambe, le offre da bere, la tiene sveglia. Ed è proprio grazie al suo intervento se le cose non precipitano.
Solo che in quel momento da lì passa un uomo, un 40enne, e, vedendolo mentre la soccorre la donna, gli intima di andarsene.
“Vai via, mulatto, non vedi che non la fai respirare?” gli dice.
E ancora:
“Via, torna al tuo Paese! Ma cosa ci venite a fare in Italia?”
Poi arrivano addirittura gli spintoni.
Infine Marco china la testa, rassegnato.
“Me ne vado, ma non ho fatto nulla di male.”
La sua colpa? Sempre la stessa: essere nero, avere i dread. Come quando viene insultato su un campo da calcio (“negro di m****), offeso durante una gara di corsa o fermato senza motivo dalle forze dell’ordine.
“È la solita storia, non cambierà mai” si sfoga Marco, che una volta ha domandato a mamma Katia. “Perché mi hai fatto nero? Non potevi farmi bianco?”
Ecco.
Un Paese in cui un ragazzo di 15 anni di questa generosità - un ragazzo di 15 anni PUNTO - arriva a pensare e a dire a sua madre una frase del genere è un Paese rotto, malato, irrecuperabile.
E allora una cosa deve essere chiara.
Vai avanti a testa altissima, Marco.
Che l’Italia è il tuo Paese, se lo vorrai. Questa è la tua storia, il tuo posto nel mondo e lo sarà sempre.
È dei razzisti che proprio non sappiamo che farcene.
Fonte: Lorenzo Tosa
Una donna sviene in strada, forse per il caldo.
Il primo a soccorrerla è Marco (nome di fantasia), 15 anni, madre italiana e padre senegalese, i dreadlocks in testa e un grande cuore. Marco la afferra al volo, le tira su le gambe, le offre da bere, la tiene sveglia. Ed è proprio grazie al suo intervento se le cose non precipitano.
Solo che in quel momento da lì passa un uomo, un 40enne, e, vedendolo mentre la soccorre la donna, gli intima di andarsene.
“Vai via, mulatto, non vedi che non la fai respirare?” gli dice.
E ancora:
“Via, torna al tuo Paese! Ma cosa ci venite a fare in Italia?”
Poi arrivano addirittura gli spintoni.
Infine Marco china la testa, rassegnato.
“Me ne vado, ma non ho fatto nulla di male.”
La sua colpa? Sempre la stessa: essere nero, avere i dread. Come quando viene insultato su un campo da calcio (“negro di m****), offeso durante una gara di corsa o fermato senza motivo dalle forze dell’ordine.
“È la solita storia, non cambierà mai” si sfoga Marco, che una volta ha domandato a mamma Katia. “Perché mi hai fatto nero? Non potevi farmi bianco?”
Ecco.
Un Paese in cui un ragazzo di 15 anni di questa generosità - un ragazzo di 15 anni PUNTO - arriva a pensare e a dire a sua madre una frase del genere è un Paese rotto, malato, irrecuperabile.
E allora una cosa deve essere chiara.
Vai avanti a testa altissima, Marco.
Che l’Italia è il tuo Paese, se lo vorrai. Questa è la tua storia, il tuo posto nel mondo e lo sarà sempre.
È dei razzisti che proprio non sappiamo che farcene.
Fonte: Lorenzo Tosa
FIUMICINO. COPPIA GAY OFFESA PER UN BACIO IN SPIAGGIA. STABILIMENTO BALNEARE ADERISCA A
#LOSTESSOBACIO
Una giovane coppia di ragazzi, di circa 20 anni d'età, è stata offesa lo scorso week end con insulti omofobi per essersi scambiata un bacio presso una stabilimento balnerare a Fregene, noto centro balneare del Comune di Fiumicino in provincia di Roma.
La coppia è stata interrotta durante lo scatto di alcune foto da un bagnante del Lido della "Marina Militare" Fregene, minacciando i ragazzi di chiamare il "maresciallo per farli cacciare" dal Lido. La risposta dei ragazzi è stata immediata, ricordando al bagnante che un bacio non è un reato. La coppia poi si è allontanata per evitare di trasformare un giorno di svago in una giornata di lite, segnalando successivamente l'accaduto al servizio Gay Help Line 800 713 713.
"Quanto accaduto è molto grave - dichiara Fabrizio Marrazzo, Portavoce di Gay Center e responsabile del numero verde Gay Help Line - perché ancora oggi una coppia gay non è libera di passare qualche ora in serenità, senza sentirsi offesa o minacciata. Pertanto chiediamo ai gestori dello stabilimento di prendere le distanze dai fatti riportati e di proporre ai bagnanti di aderire tramite campagna social e selfie all'iniziativa #LoStessoBacio in segno di solidarietà alla giovane coppia. Un piccolo ma importante gesto di solidarietà."
"La campagna di odio alimentata da Salvini e Meloni in questi giorni - continua Marrazzo - vuole far passare come libertà di espressione la discriminazione verso le persone LGBT (lesbiche, gay, bisex e trans) tanto da far pensare alle persone di sentirsi legittimate a pensare che un bacio gay sia un reato."
#LOSTESSOBACIO
Una giovane coppia di ragazzi, di circa 20 anni d'età, è stata offesa lo scorso week end con insulti omofobi per essersi scambiata un bacio presso una stabilimento balnerare a Fregene, noto centro balneare del Comune di Fiumicino in provincia di Roma.
La coppia è stata interrotta durante lo scatto di alcune foto da un bagnante del Lido della "Marina Militare" Fregene, minacciando i ragazzi di chiamare il "maresciallo per farli cacciare" dal Lido. La risposta dei ragazzi è stata immediata, ricordando al bagnante che un bacio non è un reato. La coppia poi si è allontanata per evitare di trasformare un giorno di svago in una giornata di lite, segnalando successivamente l'accaduto al servizio Gay Help Line 800 713 713.
"Quanto accaduto è molto grave - dichiara Fabrizio Marrazzo, Portavoce di Gay Center e responsabile del numero verde Gay Help Line - perché ancora oggi una coppia gay non è libera di passare qualche ora in serenità, senza sentirsi offesa o minacciata. Pertanto chiediamo ai gestori dello stabilimento di prendere le distanze dai fatti riportati e di proporre ai bagnanti di aderire tramite campagna social e selfie all'iniziativa #LoStessoBacio in segno di solidarietà alla giovane coppia. Un piccolo ma importante gesto di solidarietà."
"La campagna di odio alimentata da Salvini e Meloni in questi giorni - continua Marrazzo - vuole far passare come libertà di espressione la discriminazione verso le persone LGBT (lesbiche, gay, bisex e trans) tanto da far pensare alle persone di sentirsi legittimate a pensare che un bacio gay sia un reato."
Questa mattina, al supermercato, un bambino ha iniziato a fare i capricci alla cassa.
Pensavo fossero i classici pianti da "mamma comprarmi l'ovetto kinder" ma, invece no.
Il bambino aveva visto un'aspirapolvere giocattolo in cassa, sicuramente lasciata all'ultimo da qualche altro cliente, e chiedeva alla mamma di acquistarla.
Le frasi della mamma, del cassiere e dei clienti in coda mi hanno lasciato così tanto senza parole che ho deciso si rinunciare ai miei acquisti ed uscire.
Ora vi elenco le frasi che sono state utilizzate, dalla madre e gli altri, e per ultima vi metterò quella che mi ha fatto veramente vedere tutto nero.
"Ma no è cacca"
"Povero bambino, non sa neanche cosa sia"
"Ma non vedi che è rosa?"
"Ma è da femmina, non da maschio"
"Quello è da femmina, per te ci sono le macchinine"
"Ma che strano, un bambino che vuole l'aspirapolvere?!"
"Povero bambino, meno male che la mamma non lo ha preso" ed in risposta "certo che non l'ha presa, tutti froci già da piccoli. almeno la madre lo fa crescere bene"
Nel 2020 devo ancora sentire queste frasi? L'aspirapolvere da femmina?
ma voi con il cervello siete rimasti fermi al 1800?
Un bambino non può chiedere aspirapolvere o cucina giocattolo? dove lo vedete il problema?
Pensavo fossero i classici pianti da "mamma comprarmi l'ovetto kinder" ma, invece no.
Il bambino aveva visto un'aspirapolvere giocattolo in cassa, sicuramente lasciata all'ultimo da qualche altro cliente, e chiedeva alla mamma di acquistarla.
Le frasi della mamma, del cassiere e dei clienti in coda mi hanno lasciato così tanto senza parole che ho deciso si rinunciare ai miei acquisti ed uscire.
Ora vi elenco le frasi che sono state utilizzate, dalla madre e gli altri, e per ultima vi metterò quella che mi ha fatto veramente vedere tutto nero.
"Ma no è cacca"
"Povero bambino, non sa neanche cosa sia"
"Ma non vedi che è rosa?"
"Ma è da femmina, non da maschio"
"Quello è da femmina, per te ci sono le macchinine"
"Ma che strano, un bambino che vuole l'aspirapolvere?!"
"Povero bambino, meno male che la mamma non lo ha preso" ed in risposta "certo che non l'ha presa, tutti froci già da piccoli. almeno la madre lo fa crescere bene"
Nel 2020 devo ancora sentire queste frasi? L'aspirapolvere da femmina?
ma voi con il cervello siete rimasti fermi al 1800?
Un bambino non può chiedere aspirapolvere o cucina giocattolo? dove lo vedete il problema?
A Bristol, nel Regno Unito, un ragazzo di 21 anni, lavoratore del servizio sanitario nazionale e attivista del movimento “Black Lives Matter”, aveva appena finito il suo turno di lavoro, quando uscendo dall’ospedale è stato investito da un’auto con due persone a bordo, che dopo l’impatto hanno insultato la vittima con insulti razzisti per poi fuggire.
Il ragazzo ha riportato fratture al naso, agli zigomi e alla gamba destra.
La notizia viene diffusa in Italia attraverso alcune testate giornalistiche online e i commenti che si leggono sotto il post in questione fanno venire il voltastomaco.
“È poco”, “Fatto bene” si legge sotto il post.
C’è chi invece credendo di far ridere qualcuno minimizza con “Capita”.
In un altro commento si legge: “Doveva rimanere a casa sua, non sono razzista ma lo sto diventando”, perché la colpa a prescindere, per queste persone, deve essere della persona nera, anche se sei stato vittima di un incidente che poteva ucciderti, la colpa viene data a te, perché sei tu che, nella testa di queste persone, non dovevi essere lì in quanto nero.
Immaginate quanto sia folle che alla notizia di qualcuno che ha investito di proposito un ragazzo 21enne, la reazione di una persona non sia pensare alla crudeltà di chi ha compiuto tale gesto, ma pensare: “Bhe la colpa è del ragazzo investito, doveva rimanere a casa sua”, legittimando una marea d’odio infinito.
Poi c’è chi invece dice sia stato giusto, perché questo tentativo di omicidio nella loro testa va a compensare i crimini commessi da altre persone nere.
Già perché per loro quel ragazzo è come se fosse responsabile dei crimini commessi da chiunque abbia lo stesso colore della sua pelle.
Perché per loro il mondo non si divide tra gente onesta e gente non onesta, per loro il mondo si divide tra “neri” e “bianchi”, e i primi, per loro, hanno sempre torto, quindi anche quando uno di loro rischia di essere ucciso, la colpa deve essere sua.
Tutti questi commenti sono stati scritti da persone adulte: da padri, da madri, da nonni e nonne.
In una foto il baratro d’odio e razzismo nel quale sta sprofondando l’Italia.
#stoprazzismo #apriteilcervello
Il ragazzo ha riportato fratture al naso, agli zigomi e alla gamba destra.
La notizia viene diffusa in Italia attraverso alcune testate giornalistiche online e i commenti che si leggono sotto il post in questione fanno venire il voltastomaco.
“È poco”, “Fatto bene” si legge sotto il post.
C’è chi invece credendo di far ridere qualcuno minimizza con “Capita”.
In un altro commento si legge: “Doveva rimanere a casa sua, non sono razzista ma lo sto diventando”, perché la colpa a prescindere, per queste persone, deve essere della persona nera, anche se sei stato vittima di un incidente che poteva ucciderti, la colpa viene data a te, perché sei tu che, nella testa di queste persone, non dovevi essere lì in quanto nero.
Immaginate quanto sia folle che alla notizia di qualcuno che ha investito di proposito un ragazzo 21enne, la reazione di una persona non sia pensare alla crudeltà di chi ha compiuto tale gesto, ma pensare: “Bhe la colpa è del ragazzo investito, doveva rimanere a casa sua”, legittimando una marea d’odio infinito.
Poi c’è chi invece dice sia stato giusto, perché questo tentativo di omicidio nella loro testa va a compensare i crimini commessi da altre persone nere.
Già perché per loro quel ragazzo è come se fosse responsabile dei crimini commessi da chiunque abbia lo stesso colore della sua pelle.
Perché per loro il mondo non si divide tra gente onesta e gente non onesta, per loro il mondo si divide tra “neri” e “bianchi”, e i primi, per loro, hanno sempre torto, quindi anche quando uno di loro rischia di essere ucciso, la colpa deve essere sua.
Tutti questi commenti sono stati scritti da persone adulte: da padri, da madri, da nonni e nonne.
In una foto il baratro d’odio e razzismo nel quale sta sprofondando l’Italia.
#stoprazzismo #apriteilcervello
Forwarded from Girl power OFFICIAL
Immagini strazianti continuano ad arrivare dall’esplosione a #Beirut.
Tutto il nostro sostegno e le nostre preghiere vanno al #Libano e a tutte le vittime.
#PrayForBeirut
Tutto il nostro sostegno e le nostre preghiere vanno al #Libano e a tutte le vittime.
#PrayForBeirut
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